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BRINDISI – Quando si pensa a Michelangelo Merisi da Caravaggio, la mente si popola di immagini potenti: luci drammatiche che squarciano il buio, volti tormentati, mani che afferrano la realtà con brutalità e bellezza. Lo spettacolo “Caravaggio. Di chiaro e di oscuro”, scritto da Francesco Niccolini e diretto da Enzo Vetrano e Stefano Randisi, arriva al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi venerdì 31 gennaio, alle 20.30, per esplorare l’anima e le ombre di uno degli artisti più rivoluzionari della storia. Luigi D’Elia, attore intenso e versatile, diventa qui narratore, testimone e forse incarnazione dello stesso Caravaggio, traghettando il pubblico in un viaggio teatrale unico. L’evento è realizzato in collaborazione con Polo Biblio Museale di Brindisi e Mediaporto – Santa Teresa Spa nell’ambito del progetto Ministero dei Sogni.
Biglietti disponibili a questo link e al botteghino del teatro, aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 11 alle 13 e dalle 16.30 alle 18.30. Biglietto promo (15 e 10 euro) per gli studenti delle quarte e quinte classi delle scuole superiori. Info T. 0831 562 554 e botteghino@nuovoteatroverdi.com.
Caravaggio è un nome che evoca il contrasto tra luce e tenebra, tra sacro e profano. Figlio di un’epoca turbolenta, il primo Seicento, Merisi visse una vita breve e tumultuosa, intrecciata con la violenza e la grazia. La peste gli portò via il padre e il nonno quando era solo un bambino. Da giovane pittore apprendista, affrontò la fame, la povertà e l’ostilità di un mondo spesso crudele. Poi il successo, altrettanto fulmineo e scapestrato, segnato da litigi, fughe, denunce e un omicidio. La grazia papale arrivò troppo tardi: Caravaggio morì a Porto Ercole, braccato dal suo passato e dai suoi nemici.
Lo spettacolo supera la parabola biografica di Caravaggio. Attraverso un intreccio di parola, gesto e luce, indaga l’essenza più profonda delle sue opere, quei dipinti che scandalizzarono il loro tempo per la loro crudezza e sensualità. Merisi non creava affreschi; la sua arte si esprimeva unicamente attraverso la pittura a olio, nella quale la realtà diventava insopportabilmente vera. Le sue Madonne erano prostitute, i suoi angeli giovani compagni, i suoi santi poveri e umili, con piedi sporchi e unghie spezzate. Era questo che rendeva la sua arte scandalosa: non idealizzava ma rappresentava.
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